Che Pechino non caldeggiasse ulteriormente gli stravaganti
intenti del regime di Kim Jong-un, lo si era intravisto dalle reazioni,
tutt’altro che accondiscendenti, nei confronti del programma nucleare posto in
atto da Pyongyang il mese scorso, allorché la Cina si era limitata a mandare
qualche timido messaggio di pace.
Ma ora, a conferma di ciò, il governo cinese ha scelto,
manifestamente, il pugno di ferro contro la Corea del Nord. La Bank of China,
infatti, colosso del settore bancario cinese direttamente sottoposto al
controllo di Pechino, ha deciso con scelta unilaterale di chiudere il conto
della banca nordcoreana Foreign Trade Bank, bloccando il flusso di denaro in
valuta estera da e per la Corea del Nord. Questo noto istituto di credito non
potrà più svolgere operazioni sul suolo cinese, né tantomeno avere rapporti con
altre banche.
Ritenuto uno dei più vigorosi finanziatori del programma
nucleare nordcoreano, l’istituto di credito, stando alle considerazioni del
dipartimento del tesoro statunitense, avrebbe finanziato con ingenti quantità
di milioni di dollari la Korean Mining Development Corp, una delle principali
aziende di armi della Corea del Nord, oltre a perorare un’attività (su ordine
di Kim e della sua famiglia) di riciclaggio di denaro di dubbia provenienza
(altro elemento che potrebbe essere stato determinante nella decisione della
Bank of China). La Cina non ha fornito nessuna spiegazione ufficiale della
decisione adottata l’8 maggio scorso, ma la tempistica lascia spazio a pochi
dubbi, e ha il sapore di conferma della nuova linea adottata da Pechino, che
sembra essersi definitivamente convinta a lasciare la Corea del Nord in balia
di se stessa, quasi del tutto isolata dal resto del mondo.
Per la Cina, si tratta della prima azione concreta adottata
contro il regime di Pyongyang, una decisione dal forte valore simbolico,
considerando che la Corea del Nord da sempre ignora le prese di posizioni e le
risoluzioni della comunità internazionale, proprio grazie all’affidamento
incondizionato riposto nella vicina Cina, che oggi, come mai verificatosi
prima, anche alla luce della precisa impostazione economica di stampo
capitalista intrapresa, sembra aver cambiato decisamente rotta, aderendo
progressivamente alle sanzioni internazionali dell’Onu contro la Corea del
Nord.
Fonte: L’Intellettuale Dissidente
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