Il datore di lavoro italiano farà un salto sulla sedia quando
scoprirà quanto pagano in tasse i colleghi Svizzera sugli stipendi dei
dipendenti. «Per 1.000 euro di salario il datore di lavoro in Italia
deve spenderne altri 1.300, qui appena 200».
A spiegarlo è Gianluca Marano, quarantenne di Milano che nel 2008 ha aperto a Chiasso la Swiss valor advisory (Sva), una società di consulenza per gli imprenditori e i privati che vogliono aprire un’attività oltre il confine. Come è possibile? In Svizzera, spiega Marano a Panorama, che questa settimana dedica la copertina proprio agli italiani che vanno in Svizzera per lavorare, «la busta paga è molto semplice: ci sono il lordo, due voci per la sanità e la pensione, e il netto».
FISCO AMICO. Le tasse, in Svizzera, a seconda dei cantoni (gli italiani che decidono di emigrare preferiscono il Ticino, i Grigioni e il Vallese), vanno dal 20 al 25 per cento. «Un elemento molto attraente per chi, come gli italiani, paga il 50 per cento». Senza contare poi che mediamente il reddito disponibile per chi risiede in Svizzera, dopo aver pagato tasse, previdenza, assicurazione sanitaria e spese per la casa, varia dal 26 al 25 per cento. In Italia attualmente la quota di reddito disponibile è pari al 16 per cento. E l’Iva in Svizzera è all’8 per cento. Un terzo di quella italiana.
NON SOLO TASSE. «Ma il fisco è solo una delle tessere del mosaico», continua l’imprenditore. «La burocrazia è snella ed efficiente, le infrastrutture sono di primo livello, la stabilità politica garantisce la pace sociale, la flessibilità del mercato del lavoro è utile agli imprenditori e ai lavoratori, che sono assistiti quando perdono l’impiego».
500 MILA ESPATRIATI. Chiunque riesca a ottenere la residenza perché ha un lavoro, paga le tasse come un cittadino svizzero. Un neoassunto che guadagna 2.500 franchi al mese (circa 2.000 euro) paga il 10 per cento di tasse. Un professionista il 20 per cento. Sono poco più di 294 mila gli italiani residenti in Svizzera al 31 dicembre 2012. Se si considerano però anche quelli di seconda generazione, la quota raggiunge i 500 mila, su un totale di 8 milioni di abitanti.
A spiegarlo è Gianluca Marano, quarantenne di Milano che nel 2008 ha aperto a Chiasso la Swiss valor advisory (Sva), una società di consulenza per gli imprenditori e i privati che vogliono aprire un’attività oltre il confine. Come è possibile? In Svizzera, spiega Marano a Panorama, che questa settimana dedica la copertina proprio agli italiani che vanno in Svizzera per lavorare, «la busta paga è molto semplice: ci sono il lordo, due voci per la sanità e la pensione, e il netto».
FISCO AMICO. Le tasse, in Svizzera, a seconda dei cantoni (gli italiani che decidono di emigrare preferiscono il Ticino, i Grigioni e il Vallese), vanno dal 20 al 25 per cento. «Un elemento molto attraente per chi, come gli italiani, paga il 50 per cento». Senza contare poi che mediamente il reddito disponibile per chi risiede in Svizzera, dopo aver pagato tasse, previdenza, assicurazione sanitaria e spese per la casa, varia dal 26 al 25 per cento. In Italia attualmente la quota di reddito disponibile è pari al 16 per cento. E l’Iva in Svizzera è all’8 per cento. Un terzo di quella italiana.
NON SOLO TASSE. «Ma il fisco è solo una delle tessere del mosaico», continua l’imprenditore. «La burocrazia è snella ed efficiente, le infrastrutture sono di primo livello, la stabilità politica garantisce la pace sociale, la flessibilità del mercato del lavoro è utile agli imprenditori e ai lavoratori, che sono assistiti quando perdono l’impiego».
500 MILA ESPATRIATI. Chiunque riesca a ottenere la residenza perché ha un lavoro, paga le tasse come un cittadino svizzero. Un neoassunto che guadagna 2.500 franchi al mese (circa 2.000 euro) paga il 10 per cento di tasse. Un professionista il 20 per cento. Sono poco più di 294 mila gli italiani residenti in Svizzera al 31 dicembre 2012. Se si considerano però anche quelli di seconda generazione, la quota raggiunge i 500 mila, su un totale di 8 milioni di abitanti.
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