Fahd Saad
Andraos, Global Research, 21 luglio 2013
Alla domanda “Qual è la verità sulle risorse di petrolio e
gas delle nostre acque?” il presidente siriano Bashar al-Assad ha dichiarato:
“Questa è la verità, sia nelle nostre acque territoriali che nel nostro
sottosuolo. I primi studi hanno indicato grandi giacimenti di gas nelle nostre
acque. Poi abbiamo saputo che altri giacimenti si estendono tra Egitto,
Palestina e lungo tutta la costa, queste risorse sono più abbondanti nel nord.
Alcuni dicono che uno dei motivi della crisi siriana è che sia inaccettabile
che tale ricchezza sia nelle mani di uno Stato avversario, ma ovviamente
nessuno ce l’ha detto direttamente. Si tratta di una analisi logica della
situazione e non possiamo né smentirla né considerarla un motivo secondario.
Questa è forse la ragione principale di ciò che sta accadendo in Siria, ma per
ora, rimane nel dominio delle analisi”.
L’aria della battaglia russo-statunitense puzza di gas
Ora la forza delle grandi potenze non sono è le loro armi
più sofisticate quanto la loro presa sulle risorse energetiche, il petrolio e
poi il gas che dovrebbe diventare il numero uno dei combustibili nel 2030,
secondo le previsioni degli esperti. È quindi possibile che l’aria della
battaglia russo-statunitense puzzi di gas! Questo ci porta a cercare di vedere,
attraverso la confusione del conflitto, gli interessi in contrasto sullo
sfruttamento e il trasporto del gas tra la coalizione Russia-Cina-Iran-Siria da
una parte, e la coalizione USA-Europa-Turchia-Arabia Saudita-Qatar d’altra
parte, prima di esaminare il loro ruolo nel sabotaggio e nell’istigazione della
“crisi siriana”.
La dipendenza europea dal gas
Il consumo di gas liquefatto in Europa è di 500 miliardi di
mc all’anno, principalmente gas di Russia e Qatar. Attualmente il Qatar
fornirebbe circa un quarto del fabbisogno e si prevede che la sua dipendenza
dal gas russo crescerà nel 2020 rafforzando le relazioni d’interesse tra Europa
e Russia, cosa a cui Stati Uniti e UE si
oppongono vigorosamente.
Cinque progetti gasiferi cercano di conquistare il mercato
europeo
1. I primi due sono russi e si basano sulle considerevoli
risorse della Russia stessa. Attraverso il Mar Baltico, una prima linea “Nord
Stream” collega direttamente la Russia alla Germania considerata
strategicamente un importante punto di partenza per il continente europeo.
Basata sul Mar Nero, la seconda linea del progetto “South Stream” attraversa la
Bulgaria prima di arrivare in Grecia, Ungheria, Austria e Italia
settentrionale, con una capacità di carico di 60 miliardi mc all’anno.
2. Il terzo è il progetto degli Stati Uniti “Nabucco“,
basato sulle risorse del Turkmenistan e dell’Azerbaigian. Ha in programma di
trasportare gas dalla Turchia all’Europa passando per Bulgaria, Romania, Ungheria, Repubblica ceca,
Slovacchia e Italia, con una capacità di trasporto di 31 miliardi mc all’anno.
Previsto per il 2014, rinviato al 2017 per problemi tecnici, il costo è ora
stimato a 21 miliardi dollari, e la gara sembra già vinta dalla Russia. Questo
terzo progetto recupera il surplus del Turkmenistan, impegnato in un altro
progetto che lo collega a Cina, Pakistan, Azerbaijan e Iran, ora ritiratosi in
favore “del progetto Iran-Iraq-Siria”. Vale a dire che la maggior parte dei
pozzi turkmeni sono controllati da multinazionali israeliane, come il gruppo
Merhav guidato da Yosef Maiman [3], uno degli uomini più influenti d’Israele, e
a cui la Turchia si è affrettata a prenotare la propria partecipazione al
progetto, quando è diventata il fulcro del passaggio oltre a garantirle la
copertura delle proprie esigenze. Ha già firmato un contratto con l’Azerbaigian
per l’acquisto di 6 miliardi di mc nel 2017.
3. Il quarto è “il progetto Iran-Iraq-Siria”, i tre Paesi
hanno firmato nel giugno 2011 un protocollo d’intesa per la fornitura di gas
iraniano alla Siria attraverso l’Iraq su una linea terrestre di circa 1500 km
[225 Km in Iran, 500 km in Iraq, 500-700 Km in Siria] attraversando poi il
Mediterraneo verso la Grecia, bypassando la Turchia! Inoltre, il progetto dava
la possibilità all’Europa di approvvigionarsi dai porti siriani. Il costo della
costruzione di quest’ultimo progetto è stimato a 10 miliardi di dollari e deve
essere avviata tra il 2014 e il 2016. Il progettato dovrà trasportare 110
milioni di mc al giorno, o circa 40 miliardi di mc all’anno. I Paesi partecipanti
hanno anche annunciato i propri fabbisogni quotidiani nel 2020 [25-30 milioni
di mc per l'Iraq, 20-25 per la Siria, 7-5 milioni di mc per il Libano, con un
prolungamento della linea verso la Giordania]. La quota dell’Europa è stimata
50 milioni di mc al giorno, pari a circa 20 miliardi di mc all’anno. Ciò rende questo progetto un serio concorrente
del progetto Nabucco, soprattutto poiché si basa sulle immense riserve iraniane
stimate in 16.000 miliardi di mc, sufficienti per molti secoli futuri.
4. Il quinto si chiama “Progetto Qatar”. Secondo al-Akhbar,
ha ricevuto l’appoggio degli Stati Uniti e prevede la costruzione di un
oleodotto che trasporterebbe il gas del Qatar all’Europa, con la partecipazione
di Turchia e Israele. Partirebbe dal Qatar arrivando in Siria nella regione
‘Homs, al-Qusayr’ attraversando l’Arabia Saudita e la Giordania, e bypassando
l’Iraq! Da questa parte del territorio siriano, si diramerebbe in tre
direzioni: il porto di Latakia in Siria, il porto di Tripoli, in Libano, e la
Turchia. La capienza del quinto gasdotto non è chiaramente definita, ma
potrebbe essere superiore a quella del Nabucco. Il progetto potrebbe competere
con il “South Stream” e disporrebbe di riserve sostanziali, quelle del Qatar
sono stimate in 13.800 miliardi di mc.
I depositi nel Mediterraneo e l’equilibrio geopolitico
Le ultime scoperte di grandi giacimenti di petrolio e di gas
nel Mediterraneo orientale [acque territoriali interessate: Grecia, Turchia,
Cipro, Siria, Libano, Palestina, Israele, Egitto] hanno cambiato radicalmente
la situazione geopolitica e potrebbero essere all’origine di rivalità [4] e
discordie dalle terribili conseguenze. L’Istituto dei Servizi Geologici degli
Stati Uniti [USGS] parla di 9.700 miliardi di mc di riserve di gas e 3,4 miliardi
di barili di petrolio. Anche se queste cifre fossero tutt’altro che affidabili,
sporchi trucchi e battaglie legali per l’assegnazione delle quote sono in pieno
svolgimento tra i Paesi.
Israele non ha atteso il verdetto per firmare contratti con
aziende statunitensi ed europee e per avviare i campi Tamar e Leviathan al
largo di Haifa. Secondo le sue stime, dovrebbe coprire una gran parte del suo
fabbisogno e, a sua volta, esportare il surplus in occidente. Le incertezze
rimangono, dato il contesto e i conflitti d’interesse regionali e
internazionali in corso. Come per il Qatar, essendo facile per l’Iran impedirne
il transito del gas attraverso lo Stretto di Hormuz. Pertanto, sostenuto
dall’occidente, il Qatar cerca disperatamente di liberarsi da questa eventualità,
offrendo “un corridoio terrestre” per esportare il suo gas in Europa, decidendo
di attraversare la Siria! Questo è il progetto benedetto e voluto dai leader
degli Stati Uniti, ma si scopre che questa non è la volontà di Damasco, Mosca e
Teheran. Se la stretta relazione tra queste tre capitali rimane tale, il
progetto non avrà successo. E il Qatar, che fino al 2011 aveva investito circa
8 miliardi di dollari in Siria, anche nel settore del turismo, senza ribaltarne
la leadership a vantaggio del suo progetto gasifero, ha deciso di ampliare il
percorso della sua conduttura [5] con la forza devastante e la violenza
distruttiva dei peggiori terroristi. Ancora una volta… uno spreco!
Dr. Fahd Saad Andraos, ShamTimes, 18/07/2013
Articolo tradotto dall’arabo da Mouna Alno-Nakhal per
Mondialisation.ca
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