sabato 21 maggio 2016

MENDICANTI DI ENERGIA





Nel mondo le persone possono apparire diverse o avere una religione, un’istruzione o una posizione diverse, ma sono tutte uguali. Sono persone da amare, hanno tutte fame d’amore. La gente che vedete per le strade di Calcutta ha fame nel corpo, ma anche quella che vedete a Londra o a New York ha una fame che deve essere soddisfatta, ogni persona ha bisogno di essere amata.La lebbra del mondo occidentale è la solitudine.

Madre Teresa

L’energia e’ ben oltre quella elettrica.

Talvolta si sente dire “sono a terra”, “mi ha lasciato la ragazza”, “il capoufficio mi tratta male”, “ho fatto una brutta figura” … Poco dopo, sigarette o alcolici, il gioco o cibo in eccesso, shopping, stanchezza, litigi, andar via in un viaggio, etc. Cosa succede?

Succede che si sta compensando. Cosa? Un vuoto, una mancanza, ma di cosa? Della ragazza, delle aspettative deluse, etc? Forse. Ma proviamo a vederla in un altro modo.




Supponiamo cioè di star cercando di compensare una dispersione e immaginiamola come fosse una “dispersione di energia”.

Supponiamo, inoltre, che quest’ultima sia strettamente correlata alla nostra attenzione, al tempo di attenzione dedicato, al numero di pensieri del presente (non sotto controllo) di attenzione ancora collegati a ciò a cui ascriviamo il problema.

Sulla base di questa ipotesi “energetica” potremmo compilare un bilancio contabile completo delle nostre giornate, una fotografia delle nostre interazioni, con le cose e le persone, o meglio, con le nostre rappresentazioni delle stesse.

Pensiamo di cercare il cibo, ma quello che desideriamo inconsciamente è l’energia contenuta in questo; abbiamo sonno e andiamo a dormire senza sapere che ci stiamo collegando al distributore di quell’energia; pensiamo di amare ed invece “quaeremos” (1), cioè cerchiamo l’altro/a che ci manca. Litighiamo, inquisiamo, facciamo le vittime, ma quello che veramente cerchiamo è l’interazione, ovvero l’attenzione altrui, per condividerne l’energia, la benzina dell’altro.

Possiamo essere ricchi (economicamente) per esempio, ma se non siamo, almeno a livello intuitivo, consapevoli di questo principio, presto ci illuderemo di poter ottenere, per mezzo di quello che disponiamo in quantità (soldi), l’illusione di ottenere cosa manca, che può essere invece acquisito solo in altra maniera.

Riassumendo, molti di noi sono inconsapevoli mendicanti, alcuni sono inconsapevoli donatori, pochi i parassiti/predatori coscienti, ed ancora meno i pienamente consapevoli del meccanismo.

Osserviamo il clima spesso diffuso nelle relazioni tra persone adulte, in abito di lavoro. Paure, invidie, aggressività dissimulate, competizione, ipocrisie. In altri termini, distacco, formalità, formule di convenienza, sorrisi non genuini, opportunismi. In tale ambiente lo scambio di quello che abbiamo ipotizzato essere “energia”, è minimo e comunque di scarsa qualità. Cerchiamo dunque compensazionipiù o meno inconsapevoli, nelle interazioni con la famiglia, coi figli (non a caso spesso oggetto di contesa in relazioni fallite), nelle riunioni di condominio (l’interazione dalla qualità spesso bassa…), tra tifosi allo stadio (interazione di contrasto col “nemico” eletto o condivisione con l’alleato scelto) etc…

In tale clima si può assistere ad una facile collocazione degli scampoli di energia o di pretenziosi surrogati nella borsa di questa commodity smaterializzata dell’attenzione (2): la disponibilità di un/una commessa al cliente, la pazienza di un operatore telefonico (3), la pubblicità televisiva suadente.

In questo territorio di carestia emozionale/energetica ben si colloca lo spettacolo in tutte le sue forme, ovvero la capacità di catalizzare attenzione, la nostra in questo caso. L’attenzione, ovvero il nostro migliore sè, che viene imprigionato da un serial thriller, in un gioco a premi, in una tele-novella, in un incontro di wrestling finto (4), in un finto confronto nella finta dialettica nell’epica della politica, in milioni di clic su un video virale di youtube.

In pratica, o ci nutriamo dell’attenzione degli altri o nutriamo gli apparati deputati a farsi consegnare, noi compiacenti, la nostra, a cui abdichiamo addormentandoci pur essendo fisicamente svegli. La tv , i partiti, le squadre di calcio, i fanatismi e via dicendo.

A nessuno basta mai, però, perché tutto sommato si percepisce che il nutrimento e’ un surrogato che non compensa il reale bisogno. Nel profondo, invece, vogliamo fatti, sensazioni nuove e vere, emozioni vere con cui risuonare, fresche come un frutto di stagione.

Del resto all’uomo non bastano aria ed alimenti, occorrono sensazioni, possibilmente di qualità. Cerca emozioni con cui risuonare, di natura affine a se stesso, ed in natura, anche nel mondo interiore, senza saper osservare non se ne trovano con immediatezza. Allo scopo provvede allora la telecamera, raccogliendo solo quello che è più facile reperire e più risonante per intrattenere (e programmare) un pubblico generalizzato non sempre erudito. Ultimamente, prodromi di guerra e cronaca nera vanno per la maggiore.

Allora, si è creato alla bisogna il mercato delle emozioni pret a porter dove, in un preciso e circoscritto settore politicamente corretto, quale uno sport di competizione ed esempio (che di per se stesso sarebbe inutile se non ai contendenti), vengono poste le migliori condizioni affinché in un contesto di pressione si manifestino, amplificate dall’eccellenza nell’arte, soprattutto le emozioni liberate dai protagonisti con cui identificarsi. Calcio, tennis, ultimate fighting (5), oppure, nel settore delle esibizioni canore, dove lo spettatore risuona con l’emozione del cantante, sempreché quest’ultimo ne abbia da trasmettere. Dunque ecco lo sport di competizione, poi i cantanti e le loro emozioni, ed infine l’ibrido tra queste categorie: le gare tra cantanti (dove viene premiato lo stato d’animo più nudo sul palco, meglio se intonato …). Poi, le gare tra più o meno improvvisati cuochi, tutti amministrati e giudicati dalla categoria dei “cattivi” da cui però non trapela emozione, che dissimula, cela, che non “scambia”, anzi, ruba ed assorbe aggredendo palesemente.

Insomma un contesto di pressione all’interno degli acquari psicologici, come la fame nell’isola deifamosi (termine da intendere come “pieni di fame”), o il forzato isolamento “riproduttivo” (6) dei Grandi Fratelli, per spremere e servire i lampi di emozione, di identificazione altrui.

Osservavo un documentario su un tennista e come era stato girato. In una cultura dove da tempo e’ abituale, quindi legittimo, anzi, educato, il fingere, mentire, dissimulare, recitare, forse rimane a molti una sete di verità da compensare. È per questo che lo sport è spettacolo, perché consente di vivere, in una dimensione parallela affiancata al e affrancata dal mondo degli “affari”, le emozioni altrimenti celate. Si cerca dovunque la “nudità” delle emozioni, per esempio nell’espressione di un tennista, nella rabbia di un punto sbagliato o nella gioia di uno conquistato. Quasi a “nutrirsi” dei lampi di genuinità ovvero, forse, di “energia liberata”.

“Verità” corrisponderebbe dunque a “energia libera” (7) di cui in molti forse hanno inconsapevolmente “fame”, energia altrimenti sempre trattenuta con cura e raramente scambiata.

In sintesi, ecco una forma di compensazione per un mondo, quando quest’ultimo non mente o nasconde, o isola reciprocamente nella reciproca recita. Il colosseo moderno ha dunque una funzione di surrogato stabilizzante della società. Una componente essenziale all’equilibrio del nostro miseroecosistema mentale globale.

Una nuova consapevolezza che i veri nutrimenti, il panem, sono ed è già e sempre alla nostra portata, come in un sano agriturismo alla periferia della città, e’ la vera meta da condividere, che peraltro ridimensionerebbe la diffusione dei circenses, i fast-food della mente.

Il mondo in cui viviamo, in fondo, è un prodotto del livello di consapevolezza diffuso. Lo provochiamo noi indirettamente, con la nostra “sete” e domanda inespressa, puntualmente e male estinta dal tempestivo e indotto mercato dei surrogati. Il digiuno è il primo passo per la disintossicazione.

http://www.educazionementale.it/

Nessun commento:

Posta un commento